Socrate è stato una sorta di sileno pungente per gli avversari contemporanei e l’inizio della decadenza dell’Occidente per Nietzsche, ma un grande maestro e un uomo buono come pochi al mondo per Platone e per lo stuolo di amici, discepoli ed estimatori, che si avvicendarono nel corso dei secoli.
Socrate fu il primo vero filosofo dell’antichità. Nonostante non abbia lasciato nulla di scritto, il suo nome è stato sempre in auge grazie alla grande eredità di pensiero che specialmente Platone ha trasmesso ai posteri, ma soprattutto grazie alla qualità immortale di alcune sue intuizioni.
Vissuto nell’Atene del V secolo a.C., discostandosi dagli interessi naturalistici degli altri filosofi e dall’ottica relativista dei sofisti, intese la filosofia come un esame incessante di se stessi e degli altri, in altri termini questa conoscenza interiore è fondamentale perché l’uomo possa capire chi è, ed esaminando se stesso si metta nell’ottica di ricercare la virtù ed orientarsi al bene.
Ma questo è possibile, per Socrate, perché l’uomo non è un mero momento del flusso biologico, non è come gli altri elementi naturali, ma l’uomo ha un’anima, una psychè, anzi per Socrate, ancora di più l’uomo è la sua anima. La grandezza di questo ateniese, allora, sta proprio nell’aver scoperto che l’uomo è un essere cosciente, dotato di un io interiore e ciò lo differenzia da ogni altra cosa o essere. Ciò è fondamentale perché le azioni umane abbiano un senso, ossia stiano all’interno di una tensione morale che deve spingere al bene ed evitare il male.
Con l’esclusiva attenzione all’uomo – in un contesto culturale e politico in cui, da un lato si esaltavano i valori esteriori e corporei (si pensi ai poemi omerici) e dall’altro, con i sofisti, si vaneggiava con una retorica asservita ai giochi di potere – Socrate è dirompente perché indica a tutti il primato dei valori interiori il cui fulcro è appunto l’anima e pur rifiutando di fare politica, con la sua attività di educatore, ossia curando l’anima, fu colui che tentò una via per praticare la vera arte politica e, tra i contemporanei, il solo che la esercitò.
Al di là dei limiti del suo intellettualismo morale, che evidentemente risente della concezione di tutta la Grecia antica, in cui ancora non era stata ben sondata la facoltà della volontà e la nozione di libertà, la scoperta dell’anima da parte di Socrate è una delle radici culturali e spirituali dell’Europa. Socrate così diventa il capostipite della tradizione intellettuale e spirituale del continente europeo, che ebbe nella Grecia, appendice incastonata nel Mediterraneo, un inconfutabile pilastro culturale.
Socrate, ancora oggi ci insegna che l’unico modo per organizzare una comunità veramente favorevole al progresso umano non può negare la trascendenza dell’uomo, espressa dalla sua anima, e di conseguenza ogni consesso umano deve costruirsi attorno al primato dell’interiorità. Altrimenti accadrà che si instaurerà la legge del più forte, quella stessa declinazione di potere che fece condannare Socrate con l’accusa di corruzione dei giovani, che era ciò di quanto più lontano ed in opposizione al suo insegnamento e al suo modo di essere.
Egli, pur potendo scappare, accolse la condanna in obbedienza a quanto per tutta la vita aveva insegnato: è meglio patire ingiustizia che commetterla. E ciò perché l’anima deve presentarsi nell’aldilà senza alcuna ferita, ossia esente da ogni male. Eh sì, perché l’anima è talmente straordinaria che non muore con il corpo, ma è immortale e giungerà all’Isola dei beati solo se in vita si è dedicata alla verità.
Daniele Fazio
Ciao ,ho trovato splendida questa tua rilettura di Socrate,ed il ridimensionamento della sua figura e del suo pensiero che ,appunto abbiamo conosciuto da Platone.Non solo,opportunamente,hai evidenziato quanto di nuovo e moderno contenevano le sue intuizioni,che lo rendono antisegnano dell’uomo del futuro,che crederà preminente e più determinante la funzione spirituale, quella dell’anima appunto.