Carlo I d'AustriaQuando il 21 novembre 1916 morì Francesco Giuseppe, ad ereditare il suo impero vi era il pronipote, il ventinovenne Carlo.

Sulle sue spalle sentì il peso della responsabilità della duplice monarchia, composta dall’Impero d’Austria e dal Regno d’Ungheria, e dai numerosi popoli che vi abitavano. La monarchia retta dalla casa arciducale d’Austria era stata nei secoli un collante per le tante nazionalità che la componevano, in un’area delicata da un punto di vista geopolitico, compresa tra l’Occidente europeo e l’Oriente musulmano.

L’Austria-Ungheria in quel 16 novembre 1916 era impegnata già da oltre due anni in una guerra che la vedeva tra i primi protagonisti e aveva coinvolto e stava per coinvolgere i principali stati europei ed extraeuropei. Una guerra che in termini di sacrifici umani non aveva avuto alcun precedente nella storia e che, lo si può comprendere come lo compresero gli intellettuali ed i politici europei del tempo, avrebbe disegnato al suo termine una nuova Europa.

Carlo è senza alcun dubbio, per le sue decisioni fuori dalla logica della politica del tempo e  per l’originalità del suo pensiero, un personaggio degno d’attenzione. Alcuni storici hanno notato che seppur avesse modi e stili di vita indubbiamente borghesi il suo comportamento fosse paragonabile a quello dei cavalieri medievali: tra le altre cose vietò il duello, impedì l’uso dei gas contro il nemico, fu fortemente contrario ai bombardamenti di città per non coinvolgere civili e non distruggere opere d’arte. Per questi comportamenti, uniti al continuo impegno a rendere coerente la propria azione di governo alle proprie convinzioni religiose, non fu compreso né dai nemici né dagli alleati, persino dai suoi stessi generali. Abbozzare in poche righe un profilo di Carlo d’Austria è estremamente difficile.

La recente biografia in lingua italiana di Carlo d’Austria, scritta dallo storico Roberto Coaloa, rivela che il giovane imperatore aveva in mente un progetto di una nuova Europa, che avrebbe avuto ancora una volta al centro una rigenerata monarchia Austriaca, riformata nella sua struttura in senso federalistico, rispettosa anche dell’indipendenza e dei diritti degli altri popoli: la Francia, il Belgio, la Serbia ad esempio. Dalla lettura di questa biografia emerge anche un elemento fino a questo momento inedito o appena accennato nella precedente storiografia: tutta la documentazione, proveniente dalla Francia, che dimostra i tentativi segreti di raggiungere una pace giusta sia per i propri popoli che per i nemici. Tentativi disperati ma tenaci che dimostrano come Carlo sia stato l’unico capo di stato europeo a prendere veramente sul serio l’appello alla pace di Benedetto XV. Una pace non imposta da un vincitore, ma dignitosa e rispettosa per tutte le parti. L’alleato tedesco e i nemici non potevano accettare una vittoria che non fosse totale, diedero in pasto Carlo alla stampa di propaganda dei rispetttivi stati, dove la figura dell’Imperatore austriaco fu calunniata o ridicolizzata.

Vi era anche chi progettava una nuova Europa di segno diametralmente opposto: intellettuali, diplomatici e politici lavoravano intensamente coinvolgendo anche le forze centrifughe dell’Impero d’Austria. Il francese  Ernest Denis su “La Nation Tchèque”, peridico da lui fondato per indirizzare l’opinione pubblica francese per la soluzione della problematica della nazionalità Ceca, aveva pubblicato il 15 giugno 1915 un articolo dal significativo titolo “Austria delenda est”. Sulla stessa linea nell’ottobre 1916 Tomáš G.Masaryk e Robert W. Seaton-Watson fondavano la rivista “The New Europe”, che aveva un sottotitolo emblematico: Pour la Victoire Intégrale. Bastano questi due esempi a far capire come mai i progetti di Carlo d’Austria difficilmente potevano essere accolti dall’Europa del tempo.

Antonino Teramo

Di Antonino Teramo

Dottore di ricerca in "Scienze storiche, archeologiche e filologiche" (curriculum storico-geografico) presso l'Università di Messina, collabora con la cattedra di Storia Moderna del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dello stesso Ateneo ed è socio della Società Italiana di Storia Militare. Si occupa di Public History ma anche di arte e fotografia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *