L’attuale sistema di persecuzione, la generale e per molti versi endemica instabilità e i numerosi conflitti che si registrano nel mondo islamico hanno generato un flusso immigratorio diretto verso l’Europa senza precedenti sia quantitativamente che per caratteristiche specifiche.
Il tema – già altre volte affrontato su EM, in particolare per quanto riguarda il piano politico, culturale e della cittadinanza – necessita di attento approfondimento per comprenderne dinamiche e valutare possibili soluzioni.
Un elemento da tenere in considerazione riguarda, ad esempio, la componente religiosa. Nonostante, infatti, sia in aumento il numero dei cristiani – nella maggior parte dei casi in fuga dalla persecuzione religiosa in atto in molti Stati – in Europa, secondo le statistiche più recenti, un numero significativo di immigrati è di fede islamica.
Più precisamente il 10% della popolazione in Francia, il 6,2% in Austria, il 6% in Belgio, il 5,5% in Olanda, il 5% in Germania e in Svezia, il 4,6% nel Regno Unito, il 4,1% in Danimarca, il 2,5% in Italia.
È dunque utile soffermarsi a riflettere sull’identità del musulmano, domandarsi chi è, cosa pensa, come può integrarsi in una società spesso così diversa rispetto a quella del proprio luogo di origine.
Il primo elemento che viene allora in evidenza è che è musulmano soltanto chi crede nell’unico Dio che ha in Maometto il suo profeta e nel Corano il suo libro sacro, adempie alla preghiera quotidiana, osserva il ramadan e si astiene dal mangiare carne di maiale e bere alcolici.
Per altro verso va poi evidenziato che, sebbene in certi casi si tenda – con fare fin troppo semplicistico – a volere classificare un miliardo e mezzo di musulmani semplicemente secondo la dicotomia moderato/terrorista, in realtà possiamo individuare almeno cinque macrocategorie: progressisti, ultra-progressisti, fondamentalisti, ultra-fondamentalisti e conservatori.
Gli ultra-progressisti si prodigano attivamente per l’affermazione delle idee della modernità sulla stessa dottrina islamica, mentre i progressisti le accettano semplicemente ritenendole inevitabili. Queste due categorie sono comunque minoritarie, soprattutto nei Paesi di origine dove propagandare idee del genere potrebbe costare caro, nella peggiore delle ipotesi la stessa incolumità fisica e persino la vita.
I fondamentalisti, invece, non accettano la modernità e negano i diritti umani, contro i quali gli ultra-fondamentalisti ritengono lecito il ricorso al terrorismo e alla violenza, in ciò differenziandosi dalla precedente categoria.
Infine, i conservatori non concordano con la visione e la cultura occidentale – ad esempio in tema di libertà religiosa, dignità della donna o poligamia – ma sono disposti al confronto e, pur se con i dovuti distinguo, rappresentano la maggioranza dei musulmani.
Come evidente, si tratta, quindi, di una realtà molto complessa e a non tenere conto di differenze spesso così profonde anche tra gli immigrati musulmani in Europa, si rischia di cadere in errori di valutazione e non riuscire a valutare correttamente criticità e problemi, oltre che le relative possibili soluzioni.
Luca Basilio Bucca