filosofiaUna colonna della cultura europea, e quindi dell’Occidente, è il pensiero filosofico, tant’è che Martin Heidegger ha pensato Europa e filosofia come una tautologia. Ma quando è nata la filosofia? Secondo Edmund Husserl il pensiero filosofico è nato nel momento in cui alcuni greci stravaganti iniziarono ad interrogarsi sul mondo che li circondava. Ma cosa sta dietro quella domanda capitale che successivamente è stata così codificata: «perché l’essere e non il nulla?».

C’è da dire che quei stravaganti greci furono colpiti dalla lucentezza delle cose, infatti, proprio in Grecia – questo lembo di terra, incastonato al centro del Mediterraneo – si trovano paesaggi mozzafiato, golfi incantevoli, vegetazione affascinante. Questa realtà sensibile colpita dal sole ha rimbombato dagli occhi alla mente di quei pensatori che subito si misero alla ricerca del principio primo di tutte le cose, ponendo la prima essenziale distinzione tra il soggetto e l’oggetto, tra il conoscente e il conosciuto.

La bellezza del mondo è, allora, la porta attraverso cui il pensiero filosofico ha fatto il suo ingresso nel nostro contesto storico – culturale e la vista degli occhi è diventata il paradigma della conoscenza. Teoria – da theorein – non significa altro che visione – e assieme al termine Idea, una delle parole fondamentali del lessico filosofico su cui Platone ha tanto ragionato, derivano, infatti, dal verbo greco orao che significa propriamente vedere. Anche nella nostra lingua italiana spesso il verbo vedere acquisisce l’accezione di conoscere.

Tuttavia, senza l’esperienza della meraviglia, dello stupore – thaumazein – così come ci ha insegnato Aristotele, tutto questo non sarebbe stato possibile. Il thaumazein, dunque, è l’atto primo della metafisica, è il principio del filosofare.

Questo vedere, dunque, pur conservando la sua analogia con il senso della vista, non è un semplice vedere fisico, ma vuole andare oltre, vuol rispondere a quella domanda fondamentale: ti estì? Che cos’è? Una domanda che ha bisogno della capacità di leggere dentro le cose, di raggiungere il cuore della realtà, di conformare l’uomo quale ricercatore della verità intrinseca delle cose. Tutto questo è in potere all’animale razionale grazie a ciò che lo distingue da tutti gli altri viventi: l’intelligenza.

Da qui quell’avventura ormai più che bimillennaria che accompagna la riflessione dell’uomo e che mai lo lascerà nonostante i vari decreti di morte della filosofia pronunciati nel tempo. Fin quando ci sarà qualcuno che rifletterà da uomo, ovvero da essere razionale, sulla sua natura, sulla sua origine, sulla sua direzione ultima e non si accontenterà di abbozzi di risposte, ma punterà al cuore della questione, la filosofia lo accompagnerà e lo spingerà verso quell’incontro con l’essere, in modo tale che non solo si possa sperimentare la grandezza dell’uomo, ma anche sondarne i limiti e in ultima analisi riconoscere il mistero da cui ogni cosa dipende.

Daniele Fazio

Di Daniele Fazio

Dottore di ricerca in Metodologie della Filosofia, cultore della materia presso la cattedra di Filosofia morale del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Ateneo messinese con cui regolarmente collabora dal 2009. È stato borsista del Centro Universitario Cattolico ed è risultato vincitore del premio per un saggio di filosofia morale (2014), bandito dalla Società Italiana di Filosofia Morale. È docente di Filosofia e Storia nei Licei e corrispondente per la zona tirrenica della provincia di Messina della Gazzetta del Sud.

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